Neurochirurgia

Riflessioni su alcune “patologie chirurgiche” della colonna vertebrale, al giorno d’oggi

Prof. Romano Greco – Neurochirurgo

Mi sento di dire che in 50 anni ho aggiornato, ampliato e perfezionato costantemente la mia esperienza professionale. Fondamentalmente oggi ritengo che il sapere e il fare richiedano, per essere profiqui, un costante atteggiamento critico e autocritico. Solo così il sapere e il fare potranno essere utili e utilizzabili con vantaggio nel solco invalicabile di una corretta metodologia aliena da entusiasmi o scorciatoie.

Nei meravigliosi progressi tecnico-scientifici attuali si frammischiano purtroppo non pochi falsi progressi legati a un “deragliamento” dal solco del sapere (e ciò sembra oggi tremendamente attuale a livello psico-sociale). Le conseguenze sono molteplici e complesse: nella fattispecie interessa il processo di mistificazione dell’informazione in campo pubblicitario che rappresenta un grave elemento di disinformazione camuffata da informazione. Un’esca molto produttiva ma micidiale e naturalmente al di fuori da qualunque etica medica. E difficilmente rilevabile.

Non esistono semplificazioni fantasiose in Medicina, e anche la più semplice pratica terapeutica deve “concordare” con premesse cliniche e diagnostiche rigorose e correttamente verificabili. Altrimenti non si tratta di “Medicina” ma di praticoneria, con conseguenze negative. Per evitare la “praticoneria” è prudente rivolgersi esclusivamente a specialisti di lunga e comprovata esperienza (neurochirurgo, ortopedico, chirurgo vertebrale), purché realmente esperti e con fondate basi e conoscenze cliniche, teoriche e pratiche. Non basta una diagnosi radiologica (!). Gli errori più ricorrenti dipendono da diagnosi e prognosi non precise per scarsa elaborazione clinica: un trattamento effettuato in assenza di una rigorosa impostazione metodologica risulta sempre poco raccomandabile. La prima causa di un insuccesso terapeutico attiene a una scarsa impostazione selettiva nella diagnosi, nella prognosi, nell’indicazione al trattamento. Errore frequente è quello di intervenire, solo o principalmente, sulla base di una descrizione radiologica quando alle immagini non venga correlato un approfondito giudizio e riconoscimento clinico.

Nell’ambito dei problemi della colonna vertebrale è fiorita negli ultimi 20 anni una iperbole di proposte chirurgiche, parachirurgiche o medicali che hanno creato un coacervo di perplessità per i pazienti ma anche per i medici, moltiplicando il numero di interventi e pratiche inutili, evitabili, o dannose. Spesso il paziente resta spaventato da una serie di consigli fuorvianti che provengono per lo più da gente completamente disinformata talora anche da medici.

Esempi di grandi turlupinature in Medicina sono innumerevoli (in tutto il mondo): basti ricordare Bonifacio e il suo siero di capra, Di Bella e il suo “metodo” per la cura dei tumori, Vannoni con lo straordinario sommovimento socio-sanitario-politico e di entusiasmi popolari all’insegna di “Stamina”!

Per restare in tema vale la pena di ricordare molto brevemente le prassi corrette in alcuni capitoli di patologia vertebrale.

Mielopatia cervicale: dovuta a compressione del midollo spinale per artrosi, discopatie, scivolamenti vertebrali, ecc. Può portare alla paralisi definitiva degli arti (tetraparesi, paraparesi), ma intervenendo adeguatamente in tempo utile può essere risolta o migliorata mediante intervento chirurgico appropriato per via anteriore o posteriore.

Ernia discale cervicale: in casi selezionati dal neurochirurgo secondo una specifica metodologia clinica può essere indicato un intervento di asportazione microchirurgica nei casi di peggioramento progressivo. Approccio chirurgico anteriore o, raramente, posteriore: richiede una buona esperienza del Neurochirurgo ed è immediatamente risolutivo. Varie “scorciatoie” proposte e praticate non sono scevre da pericoli e spesso non eliminano la causa.

Ernia discale lombare: nelle forme “resistenti” alle terapie farmacologiche e/o fisiche con progressivo impegno neurologico ovvero con quadro clinico persistente cronicamente, il gold-standard nel mondo occidentale è rappresentato dall’intervento microneurochirurgico che con particolari strumentari (Caspar, ecc.) consente un approccio miniinvasivo e radicale permettendo una esplorazione completa di tutto il segmento patologico e della radice nervosa interessata. Consente inoltre l’eliminazione di eventuali fattori concorrenti: frammenti erniari migrati, compressioni legamentose o ossee, stenosi segmentali, ecc. L’intervento può essere praticato anche in epidurale e non richiede allettamento. Il risultato è immediato con rapidissimo recupero delle limitazioni funzionali. L’asportazione endoscopica dell’ernia è in via di diffusione ma non raggiunge gli standard di completezza della microchirurgia diretta. Varie proposte molto diffuse che comprendono trattamenti non anatomici si basano su criteri e risultati discutibili. E’ vero tuttavia che la maggior parte delle ernie discali guarisce naturalmente nel giro di un paio di mesi con l’ausilio di terapia medica, ma è anche vero che se l’ernia si associa a importanti deficit neurologici o persistenti difficoltà funzionali incluso il dolore specifico cronicizzato, la soluzione migliore è una corretta esplorazione e asportazione chirurgica.

Stenosi lombare: è causa di penosa, ingravescente, e invalidante sintomatologia dolorosa con il classico disturbo della “claudicatio intermittens” e comunque con problemi gravi di deambulazione e postura. Nei casi tipici l’intervento di decompressione anatomica è straordinariamente e immediatamente efficace nel risolvere il problema anche nei casi di avanzata gravità. Talora può essere utile la stabilizzazione vertebrale.

Instabilità vertebrale: molti progressi sono stati fatti in questo campo con l’uso di barre stabilizzanti. Oggi si sta diffondendo, nei casi idonei, la tecnica di stabilizzazione per via percutanea.